mercoledì 27 giugno 2012

L'equipaggio di un piccolo vascello

C'era una volta, in un porto dell'Isola d'Elba, un piccolo vascello, negletto e rugginoso. Era li, immoto e malinconico, forse aspettava che qualcuno se ne prendesse cura, ma non si sa, lui non parlava. Non che fosse di chissa' quale lignaggio o ascendenze, ne' aveva conosciuto glorie di alcun tipo. Era un piccolo vascello qualunque, che pero' aveva conosciuto giorni migliori e che aveva ancora tanto da dare, la sua panciuta carena d'acciaio poteva fare ancora tante miglia. E ci fu l'incontro. Un piccolo vascello qualunque, un piccolo amante della vela qualunque, anche lui un pochino ammaccato dalla vita, hanno la ventura di incontrarsi. Ma non per caso. Il piccolo amante della vela era in cerca dell'anima gemella, per navigare s'intende, perche' per la vita ne aveva avuto abbastanza, almeno per allora, dell'anima gemella. E fu amore a prima vista. E furono mesi e anni di amorevoli cure. Con la mazza da 10 kg per raddrizzare la falchetta tutta storta. Con uno smeriglio industriale per tagliare le lamiere che non erano piu' stagne, cioe' avevano i buchi. Con la martelletta pneumatica con la quale togliere la ruggine. Faceva un baccano tale che rendeva tutti edotti che ci stavo lavorando fino a 5 km di distanza. E poi saldatrici, trapani, vernici a bidoni, nuovi oblo' e mille altre cose, finche' Ulyxes torno' in acqua che era di nuovo un bellissimo piccolo vascello. Azzurro come il cielo, affilato e duro come la lama della migliore spada. E il piccolo amante della vela gia' sognava di andare lontano, sulle ali del vento, ad ascoltare il sussurro delle onde. Ma era solo e per lui, tutto solo a bordo. quel vascello non era poi cosi' piccolo. Forse gli abbisognava della compagnia. Gia' a bordo aveva trovato Giovanni. Un motorino qualunque, piccolo anche lui. A vederlo non sembrava un tipo su cui fare affidamento, sembrava piu' fatto per una piccola motopompa agricola che per andare per mare. E invece no. Giovanni si sarebbe mostrato un compagno meraviglioso e talmente affidabile che anche quando doveva fermarsi o rompersi, lo ha sempre fatto con giudizio. Mai che l'abbia fatto in modo da mettermi in crisi senza soluzione, avevo sempre una via d'uscita onorevole. E poi arrivo' Scipio il timone a vento. Un tipo bizzarro, una forza della natura, un permaloso come pochi. All'inizio in effetti a bordo c'era il cugino, il nome e' ignoto. Ma ebbe breve vita, durante una burrasca si suicido'. Lo trovai che penzolava da poppa, irrimediabilmente scassato, con qualche frattaglia perduta nell'abisso, non lontano da Algeri. Magari soffriva troppo di mal di mare, chissa'. E poi fu Scipio appunto. All'inizio non collaborava, tutt'altro. Mi canzonava. Dopo lunghi conciliaboli e manfrine magari mi dava il contentino. Per un poco teneva bene il timone e Ulyxes procedeva in rotta. Poi, secondo me con malizia, cominciava a dare i numeri, faceva il pazzo ed erano ancora ore di dialogo, di tentativi di convincimento, di parolacce, di maledizioni e, dioneguardi , di veri e propri corpo a corpo. Una volta, esasperato dalla sua cocciutaggine a fare cio' che intendeva lui e non cio' che serviva a me, gli ho mollato uno scappellotto tale che la pala di legno si e' piegata, infranta ed e' caduta in mare (quanto mi sono sentito un misero dopo!). Ma l'eta' ha portato saggezza, a lui e a me. Ora il sodalizio e' perfetto, lui in genere fa quel che voglio io. In quei rari casi in cui la sua testardaggine e' senza scampo, bene, in quel caso andiamo dove vuole lui. In genere, dopo un po', ridiventa ragionevole, e mi asseconda. Ma Scipio, essendo "a vento", quando vento non ce n'e' e magari Giovanni si offre per spingere un po', non riesce a rendersi utile. Ecco che viene in aiuto un altro cugino, ma alla lontana. Trattasi di tale Pasqualino Settebellezze, un autopilota elettronico, anche lui, ma e' una mania, piccolo piccolo. Ma soffre dichiaratamente il mal di mare e infatti quando c'e' un poco d'onda gli gira la testa e non pilota piu'. Ma se il mare e' calmo allora ronza e spernacchietta giulivo e tiene la rotta egregiamente. Durante il viaggio c'e' stato anche un lieto evento. Grande giubilo a bordo perche' Archimede, in mezzo a non poco travaglio, ha finalmente visto la luce. Chi e' Archimede? Lo dice la parola stessa. Un marchingegno. Questo fattapposta, un piccolo autopilota a barra trapiantato sul cabezon di Scipio, privato della pala del vento, fa diventare il suddetto Scipio un timone non piu' a vento ma con sensore elettronico, cioe' invece di mettersi d'accordo con la direzione del vento si mette d'accordo con la direzione del Nord magnetico. Funziona? Ora egregiamente, ma essendo lui un poco marchingegnoso, gli viene riservato un ruolo solo quanto i titolari, Scipio e Pasqualino Settebellezze, si trovano in imbarazzo per forte onda e poco vento. Chiuso il reparto timonieri, viene ora il servizio di vedetta, per il quale c'e' una certa abbondanza di equipaggio. L'ultimo arruolato e' Cacao Maravigliao, il radar detector, ma ne riparleremo. Per diritto di anzianita' bisogna citare Polifemo, un radarino, piccolo ma che piu' piccolo non esiste proprio in commercio. L'antennina sta appollaiata su una crocetta e lo schermetto, quasi un giocattolo, al tavolo di navigazione. Sembra finto e invece quanta compagnia mi ha fatto, vero Poly? Solo qualche giorno fa nel traffico natalizio dello Stretto di Gibilterra, se non fosse stato per lui sarebbe stata un giro di roulette russa. E anche ora, fuori dal delirio dello stretto, quante belle dormite mi lascia fare tra un bip e l'altro dell'allarme per navi vicine. Torniamo a Cacao. Era una volta abile e prestante. C'era questa questione un po' discutibile che si facesse chiamare Merveille, ovvero Meraviglia, un po' immodesto invero, avrei dovuto insospettirmi, forse non era della giusta "piccolezza" per Ulyxes. Orgoglioso e sicuro, ogni volta che un radar, presumibilmente di una nave, perche' in autostrada di norma non andiamo, era puntato su Ulyxes, lui cominciava a starnazzare come le oche capitoline e io sapevo di aver visite. Per un po' e' stato vero amore con l'amante della vela. Ma poi, com'e' come non e', passando l'equatore ha cominciato a dare segni di squilibrio. Starnazzava e non c'era nessuno. Pensavo a fenomeni elettrostatici e lo perdonavo. Passato l'equatore ha continuato a vaneggiare. L'ho aspramente redarguito e lui, evidentemente molto permaloso, sapete e francese, si e' chiuso in totale mutismo e ora non starnazza neppure se lo martellate con un magnetron da 100 kilowatt. Ero nei guai. Senza questa vedetta ad dare una mano a Polifemo come potevo fare? Nei Caraibi viveva un lontano parente di Cacao, un ricevitore AIS. L'ho invitato a bordo, l'ho installato un po' distrattamente, in un angolino. In fondo non era che un parente povero di quel Cacao di nobile stirpe ma ormai in crisi catatonica dichiarata. Quanto mi sbagliavo! Il parente povero si e' dimostrato fidato quanto la piccola vedetta lombarda. Non ha mai fatto cilecca ed e' molto piu' estroverso del parente ricco. Mi da' un sacco di informazioni sul traffico. Secondo me e' un po' pettegolo perche' sa sempre tutto dei nostri vicini, ma che m'importa, tanto non ci conosce nessuno. Insomma ha preso il posto del parente nobile malato e, pour le merit, e' stato ormai arruolato come l'unico e vero Cacao di bordo. Bene, ora sapete che il piccolo amante della vela nel piccolo vascello non era solo. Ha attraversato l'Atlantico in varie direzioni ma c'era con lui una schiera di piccoli aiutanti con poco humor, e' vero, ma anche poco pretenziosi, instancabili, affidabili, i quali, anche se son fatti di latta, bulloni, transistor, fili elettrici e quant'altro, un pochino meritano il mio affetto.

PS
E poi, volete mettere, mai una volta che mi contraddicano, idiosincrasie di Scipio a parte. Davvero l'equipaggio ideale.

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