giovedì 20 maggio 2004

Da Lisbona

Lisbona, la capitale del Portogallo, la città più importante e conosciuta di questa nazione. E’ ricca di storia e di monumenti ma molto è, come dire, un tantinello poco curata. Il portolano, che dà succinte descrizioni delle città portuali, definisce Lisbona leggermente "dilapidated" e tale aggettivo, d’immediata espressività ma non facilmente traducibile, si attaglia alla perfezione alla città.
Come si può  facilmente intuire è  ricca di ricordi del suo grande passato, ha delle zone monumentali e di grande fascino ma, se la percorrete a piedi, se lasciate l'area storica monumentale e entrate nel Barrio Alto, oppure andate per tutta la zona che fronteggia il porto, oppure, ancora, vi addentrate nel rione Alcàntara, beh, non potrete fare a meno di dispiacervi per l'aria di abbandono. Provai la stessa sensazione andando in giro per Palermo e Napoli. Le testimonianze di un grande passato sono ingloriosamente svillaneggiate dall'incuria dei contemporanei. Dovrebbe essere proibito per legge!!
In Portogallo a palesarsi come italiani c'è gran convenienza; ogni volta che è accaduto, cioè sempre, dato che non parlavamo la loro lingua e la nostra provenienza veniva subito dichiarata, l'attitudine dei locali era di grande simpatia e stima (sono forse gli unici al mondo, oltre a noi italiani, a comprare le auto Fiat). Si danno un gran daffare per fornire le informazioni richieste e per essere d’aiuto. A noi è accaduto un fatto davvero singolare che prova queste impressioni. Eravamo sul tram che unisce il porto al Centro Culturale di Belem. Per la calca non eravamo riusciti ad avvicinarci al distributore dei biglietti quindi noi, italiani, stavamo viaggiando su un tram di Lisbona da "portoghesi", davvero il colmo. Ero sulle spine, già mi vedevo alle prese con un controllore che non avrebbe capito i miei farfugliamenti, che mi avrebbe richiesto i documenti, immaginavo la meschina figura che avremmo fatto come individui e come italiani all'estero, pensavo alla multa che avremmo dovuto pagare. Queste riflessioni le facevo con Amalia, quando si avvicina un signore in divisa....ahia, proprio lui, un impiegato del CARRIS (l'Azienda dei Trasporti Comunale) che si rivolge a noi, in portoghese. Mi dico " Ecco fatta la frittata". Mi accingo a cospargermi il capo di cenere e a implorare la clemenza della corte, quando, lui, che ci aveva notati sin dalla nostra salita sul tram, ci spiega di aver capito che siamo italiani, dice che lui è un "chef" , un funzionario insomma o giù di lì, dei trasporti e che noi dovevamo stare attenti ai borsaioli che su quella linea, il 15, sono una piaga e mima il modo più efficace per tenerci strette le nostre cose. E non ci chiede del biglietto. L’avrei abbracciato. Se questo non è trattar bene lo straniero...

P.S.
Alcune ore più tardi mentre, sulla via del ritorno alla barca, attraversiamo una strada, un'auto si ferma per farci passare, al volante indovinate chi c'è, ma sì, ancora lui, il nostro angelo controllore che si sbraccia in cenni di saluto, Lisbona è proprio piccola e i portoghesi sono veramente cortesi e simpatici.

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