venerdì 23 aprile 2004

Da Estepona

Siamo ormeggiati da ieri sera ad Estepona. E’ vicina a Marbella e pochi di voi l'avranno mai sentita nominare, come me del resto, prima di ieri. Ci ha spinto qui dentro un montare improvviso del vento da ovest, oltre trenta nodi. Era previsto, ma è arrivato con molto anticipo sulle previsioni. Venivamo da Almeria e Gibilterra era ormai vicinissima, ma era diventata irraggiungibile perché era esattamente sopravvento. Trovandoci a non più di tre miglia da Estepona ho preferito dar motore e, contro vento, dirigermi li.  Si andava a tutta manetta e, ciononostante, ci sono volute due ore per percorrere tre miglia. Una faticaccia in mezzo agli spruzzi!
Il porto, pur mantenendo ancora una flotta peschereccia, si è sviluppato col turismo in maniera spettacolare, ci sono tantissime barche di medio, medio-alto livello, prevalentemente di nord europei, molti inglesi, che hanno residenza qui. C’é un’edilizia turistica incredibilmente sviluppata, in maniera forse anche eccessiva. D’altra parte, la costa di tutta la Spagna, almeno per quell'ampio tratto che abbiamo potuto vedere finora, è urbanizzata all'inverosimile, ci sono case, condomini, perfino grattacieli alle spalle di ogni spiaggia. Ovunque ci siamo fermati abbiamo notato una rilevante presenza di stranieri, anche in questo periodo che da noi è un periodo di stanca per il turismo.
I marina sono tantissimi, pieni di servizi, e sono al centro di grandi insediamenti costituiti da villette e appartamenti per le vacanze. Si, le vacanze. Gli spagnoli ne hanno fatto un’industria ad un livello tale che da noi in Sardegna, come, del resto, nella maggior parte dell'Italia, è sconosciuto e, forse, impossibile. Il numero di addetti ai vari lavori che nascono intorno a quest’industria è ingente e l'edilizia funziona a ritmi infernali. Il livello di vita sembra simile al nostro, se non superiore, con un aspetto non trascurabile: le cose in Spagna sembrano funzionare meglio che da noi, si ha l'impressione che i luoghi siano più curati, che le regole valgano un pò di più che da noi( questo vale sicuramente per il traffico stradale che abbiamo potuto osservare, ma si è sempre trattato di piccoli centri, magari nelle città grandi e trafficate è un'altra musica). Similmente a ciò che accade da noi, c'è molto "colore", dai colori veri e propri delle case, alla processione della settimana santa in Alicante (magari un pochino lugubre), alle vetrine e alle strade. Ognuno costruisce la casa, il negozio o qualunque altra cosa, con un pizzico di fantasia allegra e con molta originalità. Insomma questa Spagna, che io non avevo mai visitato prima, ha molti aspetti che mi piacciono. E’ un vero paese latino, con tutta la sua vitalità, ma con un pò meno di quell’indisciplina cialtrona che a volte rende la nostra meravigliosa Italia un paese difficile da vivere.

Dal giornale di bordo:

Ad Almeria avevamo conosciuto Manfred, un austriaco molto italianizzato, persona valida e simpatica, di grande savoir faire e, da intenditore, fornito di una barca in acciaio simile ad Ulyxes. Navighiamo verso Gibilterra quasi di conserva, lui un po’ più avanti dato che il suo motore ha parecchi cavalli in più del mio. Il giorno 20 Manfred  sente un bollettino spagnolo che darebbe una burrasca in arrivo entro poche ore. Rapido conciliabolo via radio VHF e decisione: via a tutta canna verso Motril, un porto a tre ore dalla nostra posizione. Riesco anche io a ricevere radio Cadice e radio Tarifa ma capisco ben poco di quanto dicono. La corsa dura poco. Contrordine compagni. La burrasca è prevista per domani alle 20:00. Riprendiamo la navigazione normale, carte alla mano dovremmo essere al riparo della Rocca di Gibilterra per quando la burrasca arriverà. Naturalmente il vento arriva, ma alle 12 e non alle 20. Le otto ore d’anticipo fanno sì che Gibilterra diventi fuori portata per oggi. Meno male che Estepona (Marbella) è a sole tre miglia sopravvento. Mentre per arrivarci devo risalire il vento col motore al massimo, per entrare in porto devo virare di 180° e andare esattamente col vento in poppa. 
Quindi, mentre controvento facevamo poco più di un nodo, ora entriamo tra i sette e gli otto nodi. Per Ulyxes é un’andatura quasi supersonica. Mantengo un poco di vela perché se il motore dovesse dare problemi, avrei comunque qualche possibilità di manovra. Si tratta di individuare il “ Muelle de Espera” (Pontile d’attesa), rallentare, smaltire l’abbrivio imponente delle nostre 14 tonnellate, e poggiare la barca al pontile senza farsi trascinare via dal vento, che ormai è sopra i 30 nodi. Ho parlato con la direzione del porto sul canale 9, dove gli spagnoli fanno sempre un ottimo servizio informativo locale e ricevo qualche brandello di istruzione. Entro in porto come un siluro, con una veronica di grande effetto inverto la rotta all’interno della darsena, Ulyxes fa un “saluto” degno di una nave da guerra, cioè per la velocità s’inclina decisamente verso l’esterno della virata, e, miracolosamente, l’abbrivio si smorza esattamente là dove i marinai del porto ci attendevano per prendere le cime d’ormeggio e impedire ad Ulyxes di ripartire all’indietro. Che culo, ma anche che soddisfazione!

martedì 13 aprile 2004

Da Almeria

Siamo arrivati ad Almeria due giorni fa e siamo ormeggiati al Club de Mar dove, finalmente, si può stare senza spendere cifre esorbitanti per l'ormeggio, come invece è accaduto finora negli scali delle Baleari.
La città è molto carina e ridente, la zona di fronte al porto si articola intorno ad una rambla di grande respiro, con larghissimi marciapiedi laterali, mentre al centro c'è un'area pedonale con un canale, dove l’acqua scorre tra cascatelle e fontane, in mezzo ad aiuole curatissime. Sulla rambla si affacciano palazzi moderni e di grande architettura, insieme a palazzi austeri e imponenti come quello del Banco de Espagna. Tutto é illuminato e colorato, bei negozi, ristoranti e quant'altro. La parte restante della città è invece come forse si può immaginare una città spagnola con una lunga storia. Stradine un pò strette, che rispecchiano l'origine araba dell'attuale città, sovrastate da un imponente castello, l’Alcazaba. Lo abbiamo visitato e, ohibo’, come cittadini UE ci hanno fatto entrare gratis, piacevole sorpresa. La salita per arrivarci è ardua ma è valsa la pena di faticare. Le mura merlate, i torrioni, le feritoie, i cannoni, la residenza dell'odalisca e tutto il resto fanno intuire un periodo di grande splendore dell'Islam in questa parte della Spagna. Una curiosità di questo castello moresco è che le mura e le difese non sono rivolte, come ci si potrebbe aspettare verso il mare da cui, uno immagina, potrebbe venire un possibile attaccante e invasore. Sono invece rivolte verso la terra, chiarendo così che era l'invasore arabo che difendeva le proprie conquiste dalla possibile “invasione” di coloro che quella terra già abitavano prima di loro: gli spagnoli.
Dopo questa parentesi turistica parliamo della navigazione che ci ha condotto da Alicante fin qui ad Almeria. E' stato il tratto di mare più frequentato che abbia mai percorso in vita mia, durante la prima notte non ho praticamente chiuso occhio perché siamo capitati in mezzo ad una sterminata flotta peschereccia e, in varie occasioni, ho dovuto manovrare in spazi ristretti per evitare collisioni. I pescatori spagnoli, come quelli di tutto il mondo credo, non fanno molti complimenti e se ti trovi in una posizione che non gli garba, ti mettono la prua addosso e ti devi per forza disimpegnare. Durante la prima notte c'è stato il doppiaggio di Cabo de Gata con un tempo infame, avevamo vento (favorevole) tra 20 e 30 nodi, la pioggia era pesantissima e faceva un gran freddo, insomma non era bello stare fuori. Anche la seconda notte è stata impegnativa, però più confortevole, il traffico navale era costituito solo da grandi navi, ben visibili sul radar e che, a differenza dei pescherecci, non manovrano continuamente ma seguono rotte pressoché costanti.
In queste condizioni, con le vele a segno, con Scipio ben regolato, il radar ed il plotter accesi, io potevo stare al tavolo da carteggio e seguire tutta la situazione in pieno relax e comfort. Tra l'altro, ho apportato una piccola modifica al timone a vento e ora, quando é necessario cambiar rotta, posso agire su dei sagolini che ho attrezzato su Scipio e manovrare dall'interno della barca, senza spostarmi fino all’estrema poppa e prendere acqua e freddo.
Inizialmente volevamo fare tutta una tirata fino a Gibilterra ma, dato che sulla nostra rotta c'era Almeria, siamo entrati in porto e non ce ne siamo davvero pentiti; tra l'altro sto facendo quei lavori di ottimizzazione che si stanno rendendo necessari man mano che si procede. In particolare sto cercando di ottenere un rendimento accettabile dalla radio ad onde corte, cosa non facile su una barca, che male si presta ad attrezzare buone antenne. Comunque finora, anche se le prestazioni non sono ottimali, l'abnegazione degli amici radioamatori ha fatto sì che la nostra posizione e la situazione a bordo siano state sempre aggiornatissime, grazie di cuore a tutti. La partenza da Almeria sarà domani, diretti verso Gibilterra o anche oltre, vedremo.

Dal giornale di bordo:

Prima di Almeria abbiamo fatto due scali sull’isola di Maiorca, Cala d’Or e Puerto Portals, e un terzo scalo ad Alicante in Andalusia. In tutti i casi ci siamo ritrovati in mezzo a barche lussuosissime e il tono generale era quello di luoghi che trasudano denaro.
Scelte poco felici, questi non sono luoghi per giramondo con poca moneta.
Una delle cose più belle di questi primi giorni di navigazione è stato lavorare in stretta collaborazione con Scipio, il mio timone a vento. Ha davvero timonato sempre lui. E’ stato davvero consolante poter lasciare l’onere di mantenere la rotta a quest’ammasso di metallo che si comporta come se avesse un suo proprio pensiero, ho provato ammirazione per la mente che l’ha concepito e realizzato. Ancora resto incredulo di fronte ai movimenti sbilenchi dei vari leveraggi, biellette, pendoli e quant’altro. Alla fine, riescono a trasformare il molle e lezioso oscillare della ventola esposta al vento, in un’ azione instancabile sulle cimette che muovono la barra a destra e sinistra e tengono le 14 tonnellate di Ulyxes nella direzione voluta. Beh, magari non proprio in maniera geometricamente irreprensibile. Secondo me Scipio, in armonia con le sue origini britanniche, è un etilista inveterato e conseguentemente ha un cammino un tantino ondeggiante.
Per capirci, Ulyxes ha una scia sinuosa come una pisciata di bue, mai che riesca a navigare secondo una linea retta.
Durante il trasferimento da Alicante ad Almeria, un episodio ha dimostrato ancora una volta quale sia l’importanza di un carteggio corretto ed esauriente.
Lascio Alicante con una pianificazione un poco frettolosa, fatta sulla carta 1:1.000.000, sulla quale i piccoli particolari non sono visibili. Devo andare inizialmente per 120°, doppiare Capo S. Pola e poi procedere per 180°. Il capo è ben evidente e decido si procedere a vista al suo doppiaggio. Col vento da NE procedo di bolina larga. Man mano che vado avanti  inizio a osservare qualcosa in mare, a sinistra del capo. Un’occhiata alla carta 1:300.000 e l’arcano è subito spiegato, si tratta della secca di Bajo de la Nao. Una correzione a sinistra per doppiare la secca, una lettura del portolano per un esame della situazione. Il faro posto su Capo S.Pola è ben visibile e alla sua sinistra osservo un grosso scoglio nero affiorante, si tratta sicuramente della secca. Il portolano riporta un’altra segnalazione lampeggiante Q3(10), più a sinistra del faro, che marca la posizione degli scogli più esterni. Osservo col binocolo e, dato che non vedo la segnalazione, concludo che non stia funzionando anche perché lo scoglio è ben visibile. Dopo il traverso del faro e in franchia dello scoglio scuro, inizio la mia virata a destra che mi porterà dai 120° attuali ai 180° finali. Durante la mia virata noto una luce lampeggiante ben alla sinistra dello scoglio. E’ proprio la Q3(10) che essendo molto bassa sull’acqua e di scarsa potenza, si è rivelata solo da vicino. Naturalmente viro immediatamente a sinistra per passare in sicurezza e la storia finisce qui. Ma con una morale da non dimenticare: non trascurare mai alcun dettaglio, non dare mai nulla per scontato e, soprattutto, mai accontentarsi della pianificazione su carte a piccola scala quando si è vicini alla costa, potrebbe essere fatale!
Questa è stata la traversata delle velelle. Ne abbiamo viste miliardi di miliardi, con la loro assurda vela sempre disposta di bolina, col loro color indaco e quel loro stare sempre erette sull’acqua. Mai, che se ne veda una che abbia fatto scuffia. Chissà se mai qualche architetto navale ha studiato il diagramma di stabilità delle velelle.
Questi giorni ad Almeria mi sono utili per fare alcuni lavori che mi ero lasciato indietro, però debbo riconoscere che sono proprio stanco. Lavorare, lavorare, sempre lavorare.
Comincio ad averne la nausea. Sto sognando il momento in cui potrò occuparmi della mera gestione della barca e godermi così la vita di bordo, invece di stare sempre con qualche attrezzo in mano. Comunque il grado d’approntamento della barca comincia ad essere soddisfacente e presto potrò occuparmi della verniciatura, anche l’occhio vuole la sua parte che diamine.