mercoledì 31 marzo 2004

Tanto per iniziare…

Eccoci qui, é il secondo giorno di navigazione, da quando abbiamo lasciato Carloforte. Tanto perché non ci viziassimo stiamo bolinando contro il maestrale che, contrariamente a tutte le previsioni, è arrivato, gagliardo, con anche tanta pioggia. Si tratta della depressione che presto delizierà anche voi in Sardegna. L'andatura è scomoda e faticosa, come in ogni bolina che si rispetti, però c'è la novità che Scipio, il timone a vento, sta funzionando da par suo e, io, dopo aver ridotto le vele, mi sono rintanato in plancia, ho chiuso il portello d'ingresso e osservo fuori attraverso le finestre trasparenti, oddio, per quel poco che si può vedere. Però vi assicuro che è una bella comodità.

Il resto dell'equipaggio sta litigando di nuovo col suo stomaco, che pare non gradire il maestrale al mascone, però devo dire che prende la cosa con spirito. Partendo da Carloforte avevamo pianificato di dirigere su Minorca, però questo vento non ci permette, per ora, di fare la rotta necessaria, vedremo più in là quale direzione prendere, anche se una visita alle Baleari non dispiacerebbe né a me né ad Amalia.

Dal giornale di bordo:

Partiamo diretti alle Baleari. Palma di Maiorca, se il vento lo permetterà. Ieri Amalia è andata e tornata a Cagliari in pullman, in questi giorni erano arrivati i portolani inglesi che avevo ordinato da qualche tempo ma che erano giunti in ritardo. Il meteo si annuncia un poco instabile, ma non mi aspetto niente di grosso. L’acqua dolce ha preso un cattivo sapore, prima di rabboccare a Carloforte era buona, ho l’impressione che mi abbiano dato acqua poco raccomandabile. La tratterò con ipoclorito, tanto per non rischiare.

domenica 28 marzo 2004

La partenza

Il primo saltino, tanto per sgranchirci, é fatto e siamo ormeggiati a Carloforte.
Ieri, sabato 27 marzo, abbiamo lasciato Cagliari con tanti abbracci e tanta commozione. Naturalmente qualche problema dell’ultimo momento non è mancato, ma il largo spiegamento di forze di parenti, amici e conoscenti ci ha fatto uscire dagli imbarazzi e siamo riusciti a mollare gli ormeggi della Lega Navale di Cagliari intorno alle 13:00.
Questa ripartenza è stata davvero  molto diversa dal primo tentativo dello scorso novembre. 
A novembre partivo, affannato e oberato dalle incombenze, dopo aver chiuso col mio lavoro abituale da soli dieci giorni. Nonostante gli sforzi enormi fatti nei mesi precedenti e nonostante l’aiuto ricevuto da tanti cari amici, che ancora ringrazio di cuore, non avevo esaurito la lista dei lavori da fare, il tempo non era bastato, le cose rimaste incompiute erano tante. Ma la stagione avanzava, novembre non è un mese durante il quale il fattore meteo può essere trascurato, dovevo assolutamente partire nella speranza di evitare condizioni di tempo troppo cattivo. Naturalmente non potevo sapere che invece, proprio nel periodo in cui sarei stato in mare, si sarebbe armata un’impressionante serie di perturbazioni, l’ultima delle quali avrebbe regalato alla zona dove mi trovavo venti fino a F 10. Cattivo tempo e inadeguata preparazione della barca portarono al risultato che qualcuno forse ricorderà. Dopo giorni e giorni di navigazione attraverso depressioni che arrivavano una dietro l’altra, dopo circa 450 miglia fatte faticosamente perché dovevo stare sempre alla ruota dato che il timone a vento non ne aveva voluto sapere di funzionare; poco prima di entrare nel Mare di Alboran, in piena burrasca da ovest, con la barca già in condizioni menomate, l’albero finì sott’acqua. Io picchiai la testa ma in maniera non grave, la mistura di acqua e gasolio della sentina finì sul soffitto, l’interno della barca si trasformò in un bordello di cose buttate a caso ovunque, era in condizioni pietose. Per completare il disastro, la ruota del timone si mise a girare senza più fare alcuna resistenza: la timoneria idraulica era andata in avaria. Condizioni quasi tragiche. La barra d’emergenza era per fortuna sempre pronta all’uso, anche se di una grande scomodità. Una mezza giornata di fuga a secco di vele, con velocità media di 5 nodi (senza vele fa davvero impressione!), mi portò fino a 25 miglia da Orano, Algeria.
Poi, come ogni burrasca, anche questa finì. Dopo aver ripreso fiato e riflettuto alcune ore, ho scelto l’unica reale opzione che mi fosse rimasta, trarre profitto del vento da ovest e tornare verso la Sardegna con la barra d’emergenza, anche se devo ammettere che il dispiacere e l’umiliazione per questa decisione erano fortissimi.
Una volta che fossi riuscito a tornare a casa avrei deciso il da fare. Tentare di proseguire in quelle condizioni avrebbe costituito un azzardo irragionevole. E poi, se avessi tenuto duro e avessi proseguito verso ovest, nella migliore delle ipotesi mi sarei ritrovato abbandonato in un porto straniero con la barca in cattive condizioni e bisognevole di tanti lavori. Sarebbe stato un disastro, anche economicamente.
A distanza di quattro mesi circa sto ripartendo. Ma questa volta la situazione è tanto più tranquillizzante per molti motivi: dalla presenza del secondo membro dell'equipaggio di Ulyxes, Amalia, all'istallazione di un timone a vento praticamente nuovo; dall'ultimazione di vari lavori che la carenza di tempo aveva impedito di completare, alla modifica radicale dell'impianto idraulico, la cui avaria è stata la causa ultima della mia forzata rinuncia di novembre. E tante altre differenze importanti potrei citare. Certamente ora la barca è molto meglio preparata della volta precedente. Quel collaudo così impegnativo aveva palesato le aree che necessitavano di correzione o modifica, e ora che quei cambiamenti sono stati apportati posso effettivamente navigare più tranquillo. Questa prima parte della navigazione sarà, diciamo così, conservativa, ovvero, facendo uso delle meraviglie della tecnica, computer, modem, radio HF, che ci fanno avere a bordo tanta informazione meteorologica di valore, cercherò di evitare il cattivo tempo, in modo da privilegiare l'aspetto piacevole dell'avventura e, soprattutto, far entrare, con gradualità, Ulyxes e il suo equipaggio in questa vita da marinai che sogno da sempre.

Dal giornale di bordo:

Ore motore 2316.3, gasolio prua 55cm, poppa 45 cm (~ 200 litri), prima pagina del giornale di bordo. Ultime cose e si parte.
Siamo finalmente in mare. I sentimenti e le sensazioni si accavallano, il cuore è tanto pieno d’emozioni che a tratti mi sembra di non poter reggere, è l’inizio di una nuova vita. La barca è abbastanza a posto, c’è ancora qualche lavoretto di poco conto da fare, niente di fondamentale. Come, al solito, non c’è stato tempo per prove e collaudi esaurienti. Pazienza. Vuol dire che il collaudo lo farò strada facendo. La grande notizia è che Scipio, il timone a vento Aries, ha funzionato a primo colpo, come un orologio. Se solo ripenso a quanto mi ha fatto penare, senza costrutto, il fratello gemello che avevo a bordo a novembre.  

Quando, durante la burrasca finale, si smontò letteralmente e dei pezzi si persero  in mare, in pratica fu un harakiri, non me ne dispiacque neppure un poco, era un ammasso di ferraglie inutili.
Scipio invece è una meraviglia, sembra quasi umano.
Piacevole vento da SE, passeggiamo intorno ai 4.5 nodi col solo fiocco. Rotta su Teulada e poi Cabrera (Baleari). Regolo gli orologi di bordo, oggi entra in vigore l’ora estiva.
Ore 02:30 Cambiamento di rotta, andiamo a Carloforte. Io sono molto stanco, ho addirittura cercato di fare rotta su Cabrera tentando di speronare l’isola del Toro (!). L’equipaggio litiga col suo stomaco. E allora andiamo a riposarci un paio di giorni. Abbiamo detto che dobbiamo privilegiare il piacere, e così sarà, per i sacrifici ci sarà tempo.